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Recensione del Romanzo “Da una a 60 Candele” di Luigi Lepri

Caro Govoni,
Ho ricevuto da Roberto Serra il tuo “Da una a 60 candele” e ti ringrazio per il pensiero.
L’ho iniziato, ripromettendomi di leggerne un po’ ogni giorno.
Poi la lettura mi ha talmente preso da farmelo finire in due giorni: buon segno, no?

È un’opera preziosa per la descrizione del mondo contadino e avvincente per la storia della famiglia Cavicchi nella quale mi sembra di scorgere qualche elemento autobiografico: c’eri anche tu in quella famiglia?
Mi hai fatto ritornare agli anni della mia prima infanzia quando, da cittadino sfollato da parenti mezzadri a Longara di Calderara, ho vissuto per quasi quattro anni la vita, la stagionalità, i lavori, le tradizioni del mondo contadino assorbendone, nell’allora vergine mente infantile, ogni elemento.
 
Alcuni passaggi, poi, mi hanno proprio commosso: grazie!

Ho trovato ottima anche la scelta di inserire brani del dialetto locale, sapientemente controllato dall’impeccabile Scagliarini, che aggiunge autenticità descrivendo un mondo nel quale la parlata locale era lingua primaria o esclusiva.
In tanti passaggi del libro e in tanti personaggi, dunque, mi ci sono ritrovato perfettamente pur nei miei attuali panni di “cittadino” indossati dal 1946 in poi.

Spero che il tuo lavoro possa far capire a qualche giovane da dove veniamo e invogliarlo a non dimenticare, a non coprire tutto con la salsa elettronica senza sapore che va tanto di moda oggi.
La cancellazione di quel mondo, tradizioni, lingua, sarebbe un crimine culturale.
Ma, intanto, c’è gente come te che vi si oppone magistralmente e che fa sperare bene.
Ancora molte grazie, cordialmente
Luigi Lepri

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